Saper prendere buone decisioni

  31/01/2017

Scusate se prima del nostro ultimo appuntamento con i miglior film sulle rivoluzioni di paradigma, ci permettiamo di fare una pausa per raccontarvi l’intervista con Gianluca Rocchi, il notissimo arbitro di serie A.

All’interno della rassegna eventi di AIDP, l’Associazione Italiana Direttori del Personale, la scorsa settimana abbiamo avuto il piacere e se vuoi anche l’onore, di intervistare Gianluca Rocchi quella persona che a partire dal primo minuto di gioco è il centro di tutti gli insulti.

Per dirla tutta, quel che ho capito sugli arbitri è che qualsiasi decisione prendano, la sbagliano. Non in assoluto certo, perché fortunatamente esiste un regolamento che segna in ogni momento il confine tra il giusto e lo sbagliato. Tuttavia, per ogni giocatore e ogni tifoso, ogni volta che l’arbitro fischia una penalità, anche se ha ragione, sbaglia per partito preso.
Comunque, lo scopo della serata era quello di capire come si possa prendere delle decisioni in pochissimi secondi e sotto stress.
Argomento interessante, sopratutto perché molte delle argomentazioni che pensavamo fossero fonte di stress per l’arbitro, Gianluca le ha smontate nei primi cinque minuti dell’intervista.

Per noi profani, essere al centro della scena con sessantamila persone che ti guardano e aspettano la tua decisione, insultandoti, è fonte di grande stress. Per non parlare poi di dover reggere il passo e tener testa a grandi atleti, palloni d’oro compresi, che studiano le tue mosse e aspettano solo la possibilità di infilarsi nell’azione aspettandosi tolleranza. E poi i dirigenti, gli osservatori che ad ogni partita ti fanno il pelo e il contro pelo, le dirette televisive e i giornalisti. Tutto molto difficile da reggere.

Eppure lui con grande calma e sicurezza ci ha raccontato che le offese e gli insulti non li sente neanche e che anzi entrare in uno stadio bello carico di tifosi è un’emozione grandissima che tiene viva l’attenzione per i 90 minuti e permette all’arbitro e ai suoi assistenti di rimanere sul pezzo e rigare dritti.
Per i giocatori, almeno quelli di serie A, appena si inizia a conoscerli un po’ si sa perfettamente come dosare il fischietto e per il resto, allenatori, dirigenti e giornalisti al termine della partita si mette un punto e si analizza le proprie mosse solo per capire se l’interpretazione della gara poteva essere fatta meglio.

Rocchi ha detto tante cose, molte delle quali straordinarie e non perché uscivano da un libro di formazione ma perché quelle parole erano veramente autentiche.
In ordine sparso: un leader ha in sé la tendenza naturale a guidare e a prendere decisioni. Non ci si può forzare ad essere leader, lo si è e basta. Il coraggio di sostenere qualsiasi decisione. Anche quando da una brutta posizione hai preso fischi per fiaschi. Mantenere la lucidità nel resto del tempo, anche quando ti accorgi che la tua decisione è contesa e all’orizzonte vedi nubi oscure di dubbio.
E poi la perla finale: quando parlo con i miei assistenti e decidiamo come affrontare la partita, la cosa che dico sempre è che siamo tutti un’unica catena, se si rompe una maglia, bisogna essere bravi a ripararla.

E noi ci prendiamo tutto questo buon senso e ce lo portiamo in azienda, augurandoci che l’istinto venga in nostro aiuto ogni volta in cui davanti a noi si palesi una decisione da prendere.

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