Sperimentare la Zona

  08/03/2017

Ovvero quando vorremmo a tutti costi esseri dei Best Player.

In questi ultimi post abbiamo parlato di Sport, di Zona e di comportamenti che hanno a che vedere con il movimento. Apparentemente non hanno niente in comune con il Business perché sembrano proprio due insiemi che non si intersecano neanche per sbaglio. Eppure, quando parliamo di performance, esiste un punto in comune che sovrappone i risultati sportivi alla qualità del lavoro in azienda che non potrà essere ignorata ancora per molto.

Lo scorso post, avevamo finito con il buttar lì un how to ovvero un come fare per ritornare a sperimentare quello spazio di totale libertà che emerge quando siamo liberi dalle pressioni esterne, proprio come quando eravamo bambini e giocavamo nel campetto vicino casa.
Non voglio menar il can per l’aia e se desideri sapere come fare a sperimentare in maniera più intesa quello spazio di totale lucidità in cui le performance accadono, il primo punto da mettere a fuoco è di una semplicità sconvolgente: quanto più vorrai ricreare, trattenere o metterti forzatamente nelle condizioni di essere nella Zona tanto più lontano sarai nel viverla.
Strano no?
La prima puntualizzazione smentisce praticamente tutte le logiche di coaching attualmente presenti sul mercato.
Non si può fare niente, per ottenere maggiori risultati se non essere presente nel momento senza avere niente di particolare per la testa.

Di solito quando si smette di voler essere per forza concentrati, la concentrazione arriva. Se sei invece immerso nel pensare che dovresti sentirti in maniera differente da come ti senti e che sarebbe meglio fare una cosa piuttosto che un’altra, beh hai già perso quella sensazione di impegno sconfinato che hai quando sei nella zona.
Un altro punto molto, ma molto interessante riguarda la forza di volontà e di come pensiamo possa essere il miglior strumento che abbiamo per diventare abili a rispondere in maniera adeguata a ciò che emerge.
Allenatori, atleti e semplici spettatori pensano che un atleta forgi il suo corpo e la sua mente attraverso uno sforzo continuo di volontà. Come un voler ritornare sempre sui binari giusti quando tutto spinge in direzione diverse ed opposte. Nella difficoltà si pensa che sia essenziale lavorare di testa, attraverso percorsi intellettualistici o motivazionali, sperando che prima o dopo le nuvole si dissolvano.
Eppure esiste una fiammella che vive sotto la brace di una carriera sportiva che arde e continua ad ardere grazie alle buone sensazioni che il giocatore ha mentre gioca. Più ne ha, di buone sensazioni e migliore diventa il suo gioco, migliore diventa il suo gioco e più specializzato diventa il giocatore. E’ una specie di circolo virtuoso, che conduce alla massima prosperità.

La prossima settimana se gli impegni sportivi del Coach del Montecatini Basket, Federico Campanella, ci lasciano un po’ di respiro, riusciremo anche a pubblicare la conversazione che stiamo intrattenendo con lui a proposito di Performance e di Zona.

Keep In Touch.

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